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ché lo desio fa l uomo megliorare,
che l più malvagio isforza di valere; 8
e quel che viene in su la dilettanza
è di valer non mai sì desïoso:
perciò in cherir non fermo mia speranza. 11
Ciò prova augel che più canta amoroso:
s i vien che compia la sua desïanza
sì d è l cantar, che sembia altrui noioso. 14
121
4
Se credi per beltate o per sapere
la donna ch ami sia d amor sì accesa
ch ella ti dica sì senza cherere,
di ciò ch i ho ditto mi puoi far ripresa; 4
e s el ti piace pur star a vedere,
non faccio a ciò c hai detto mai contesa;
ma era mia credenza fermo avere
ch amassi, come gli altri, a buona attesa, 8
credendo, per mercé capere in essa
o per servire, che facessi tanto
che lei, cherendo, fussi d aver degno: 11
ché buona donn a Dio s ène demessa,
l amanza d uom carnal è di tal planto;
a null altra l amor non è disdegno. 14
Letteratura italiana Einaudi 247
Chiaro Davanzati - Rime
X
TENZONE CON DANTE DA MAIANO
122 a
1
DANTE DA MAIANO A DIVERSI COMPOSITORI
Provedi, saggio, ad esta visïone
e per mercé ne trai vera sentenza.
Dico: una donna di bella fazzone,
di cui el meo cor gradir molto s agenza, 4
mi fe d una ghirlanda donagione,
verde, fronzuta, con bella accoglienza;
appresso mi trovai per vestigione
camicia di suo dosso, a mia parvenza. 8
Allor di tanto, amico, mi francai
che dolcemente presila abbracciare:
non si contese, ma ridea la bella. 11
Così ridendo, molto la baciai:
del più non dico, ché mi fe giurare.
E morta, ch è mia madre, era con elta. 14
Letteratura italiana Einaudi 248
Chiaro Davanzati - Rime
122
2
Amico, proveduto ha mia intenzione
a ciò che mi narrasti per tua scienza:
saggia la mi porgesti per ragione,
ma non ne so ben trar vera sentenza. 4
Intanto che ti diè, mi par cagione
a lo tuo cor di goia e di plagenza;
prendesti, seguitando il parpiglione:
la spera per piacer non ha temenza. 8
Così facesti a lei per dolzi rai,
quando avisò col suo dolze mirare
che fu crarore te più che di stella: 11
verrà di fatto, s amor siguirai.
Di tua madre ti guarda da pensare,
ch altra tua cosa s avverrà con ella. 14
Letteratura italiana Einaudi 249
Chiaro Davanzati - Rime
RIME DUBBIE E ATTRIBUZIONI
D. 1 a
1
Chi giudica lo pome ne lo fiore
e non sa di che àlbore s è nato,
non sa che l ape dinanti ha dolzore
e dietro porta l ago avelenato, 4
né che lo foco agia in sé catore
vegendolo lucente ed ismerato.
ma se provato avesse lo suo ardore,
beÙlli paria del viso tracangiato. 8
Similemente quelli che mprimero
per sleal simiglianza disse amore ,
non seppe qual si fosse il compimento; 11
ma se provato avesse com è fero
avrebe detto che fosse amarore
ed ogni fior fosse sanza aulimento. 14
D. 1
(V 680)
2
Disidero lo pome ne lo fiore
ché conosco l àlbore ond è nato;
Letteratura italiana Einaudi 250
Chiaro Davanzati - Rime
nonn-ha semblanza d ape fino amore,
non avelena l omo namorato; 4
e nonn-ave lo foco in sé dolzore
come l amor cu l hai asimigliato:
tu hai openïon di grand erore,
sì come mostra l asempro c hai dato. 8
Chi nonn-ha de l amore sperienza,
già de l amore briga non si dea
e con fini amador nonn-agia intenza, 11
ché n tute parti il piato perderia
e non poria apellar de la sentenza,
se ne domandi Prïamo e Tisbia. 14
D. 2 a
(V 681)
3
Conosco il frutto e l fiore de l amore
e saccio sua natura e dond è nato
e posso giudicar lo pome e l fiore,
ché sono in tal natura naturato: 4
e saccio ben che amoroso dolzore
non nasce d animale avelenato,
e dotcemente incende il suo calore:
per zo lo dico cheÙll agio provato. 8
Molt è contrarïosa simiglianza
da quel che dolze rende sanz amaro
Letteratura italiana Einaudi 251
Chiaro Davanzati - Rime
a quel ca di ciascun ha misticanza. 11
Acatta lo mercato molto caro
l om che di mercatar nonn-ha intendanza,
ca per lo doze compera l amaro. 14
D. 2
(V 682)
4
Di penne di paone e d altre assai
vistita, la corniglia a corte andau;
ma no lasciava già per ciò lo crai,
e, a riguardo, sempre cornigliau; 4
gli aucelli, che la sguàrdar, molto splai
de le lor penne, ch essa li furau:
lo furto le ritorna scherne e guai,
ché ciascun di sua penna la spogliau. 8
Per te lo dico, novo canzonero,
che ti vesti le penne del Notaro
e vai furando lo detto stranero: 11
sì co gli agei la corniglia spogliaro,
spoglieriati per falso menzonero,
se fosse vivo, Iacopo notaro. 14
Letteratura italiana Einaudi 252
Chiaro Davanzati - Rime
D. 3
(V 358)
Non saccio a che coninzi lo meo dire,
di sì gran gioia face movimento,
ca per un cento de lo meo servire
ho ricevuto doppio pagamento; 4
a pena pote il mio cor soferire,
tanto gli abonda fino piacimento,
a dimostrare como il meo disire
ha di tutta alegrezza compimento. 8
E tanto inanzi dire non poria
quanto mi tegno sovrameritato,
membrando il giorno ch io v ebi in balia 11
ed i vi presi ciò che mi fu a grato,
abraciando e baciando, donna mia,
lo vostro chiaro viso inamorato. 14
D. 4
(V 359)
Non me ne maraviglio, donna fina,
se ntra l altre mi parete il fiore,
o se ciascuna bieltate dichina
istando presso del vostro valore: 4
ca la stella ch apare la matina
mi rasomiglia lo vostro clarore;
Letteratura italiana Einaudi 253
Chiaro Davanzati - Rime
com più vi sguardo, più mi rafina
lo vostro dritto natural colore. 8
Ond io credente sono, ogni fïata
ch io bene aviso vostra claritate,
che voi non sate femina incarnata, 11
ma penso che divina maestate [ Pobierz całość w formacie PDF ] - zanotowane.pl
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